mercoledì 4 giugno 2008

IL CAMPO D’AVIAZIONE NON E’ UN POLLO DA SPENNARE

La città di Fano non possiede un parco pubblico degno di questo nome. A tutt’oggi, la migliore area verde cittadina sono i “Passeggi”: un doppio filare di ippocastani e tigli che insistono su un canale artificiale recintato, tra l’altro non di proprietà dei fanesi, ma per gentile concessione dell’ENEL.

Senza un parco cittadino di pregio, che non sia ridotto a una semplice zona verde di mitigazione tra una strada e un aeroporto, Fano rimarrà una città mozza; se ai fanesi verrà sottratta l’ultima risorsa spendibile in tal senso, sarà compiuto l’ennesimo sacrificio sull’altare degli interessi dell’economia e del potere.

Sull’area del Campo d’Aviazione da anni si fronteggiano molti appetiti: l’aviazione generale, gli aeromodellisti, la speculazione edilizia, i paracadutisti, le imprese agricole, alcuni ricchi industriali e recentemente anche gli ultraleggeristi. Fino ad oggi, le amministrazioni che si sono susseguite hanno dato ampio spazio a tali interessi e molto meno al parco, agognato da tanti cittadini che da anni il 2 giugno lo dimostrano appropriandosi di quell’area anche per un solo giorno, grazie al lavoro encomiabile dell’associazione Bartolagi.

Nel corso degli anni, poco alla volta, su quell’area si sono costruiti gli hangar con i soldi pubblici, è stata aperta al traffico una strada realizzata prima a senso unico e recentemente a doppio senso, è stata ampliata la preesistente recinzione aeroportuale fino ad impedirne il circuito podistico. L’ultimo colpo, però, sarà inflitto dal nuovo Piano Regolatore comunale, che ha sancito il taglio dell’area con un’arteria stradale di grande comunicazione, comprensiva di rotatorie, oltre alla possibilità di costruire immobili “a servizio” del verde per 17.000 mq! Non bastasse, l’ultimo Piano Triennale degli Investimenti del comune prevede di utilizzare 300.000 euro di soldi pubblici per asfaltare la pista dell’aeroporto, in virtù di un presunto sviluppo economico che è stato qualificato insensato e non fattibile da parte di competenti economisti e studi super partes.

Su quell’area i fanesi hanno sacrificato già troppi soldi a servizio di pochi eletti, ma questo non è un motivo per continuare a spenderne degli altri, rincorrendo chissà quale altro improponibile sviluppo dell’aeroporto, comunque incompatibile con la funzione ricreativa ed ecologica del futuribile Parco pubblico.

Se gli urbanisti e gli economisti nei loro piani di sviluppo inserissero i costi ambientali, sociali e sanitari, ben altre sarebbero le scelte sul territorio: non ci sarebbero le case vicino ai camini delle fabbriche a Bellocchi, non si spenderebbero soldi pubblici per realizzare le scogliere artificiali necessarie a difendere strade e caseggiati costruiti praticamente nell’acqua, né gli abitanti di Carrara avrebbero dovuto pagare il loro tributo in termini di salute, accerchiati come sono da una cava-discarica, una fornace e una centrale elettrica.

Basta con le scelte sbagliate: che facciano un passo indietro tutti i portatori di singoli ed egoistici interessi, in nome di quelli di un Parco vero e di pregio, di cui finalmente l’ambiente e tutti i cittadini possano trarre vantaggio.

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